Saluto tutti gli amanti della cultura Afro-Americana.
Nato a Mesocco il 25 febbraio 1960, da sempre appassionato di musica nel senso più ampio del termine.
Col tempo questa passione si è focalizzata sul Jazz e le differenti avanguardie (di radice afro-americana).
Passando dal Blues, con passi piccoli ma fermi mi sono avvicinato al Jazz, e alcune delle personalità più rappresentative di questa forma espressiva sono i miei punti di riferimento da sempre ( Charlie Parker, John Coltrane, Ornette Coleman, Sonny Rollins, David Murray, AEOC e tanti altri, difficili da sintetizzare in due righe).Con questo blog vorrei far si che coloro che vogliono discutere di questa musica e di questa cultura che è il Jazz, lo possa fare liberamente







giovedì 17 marzo 2011

GOSPEL

Per arrivare al Gospel facciamo un riassunto di ciò che abbiamo detto.

La deportazione dei primi schiavi negri dall'Africa in America (1619), segna l'inizio di una nuova tradizione culturale, definita come afro-americana, frutto dell'originale incontro tra il patrimonio musicale africano e quello europeo. Essa troverà nella musica jazz e nelle sue varie forme, ancora oggi in continua evoluzione, lo spazio per far emergere la propria autenticità. Soprattutto il canto del blues, dello spiritual e del gospel rappresenta quanto di più specifico e insuperabile l'animo afro-americano abbia saputo elaborare al punto da porsi non poche volte al pari, se non al di sopra, della stessa musica classica europea.
La vitalità africana si trasfonde, in terra americana, nelle primitive forme dei "calls" (richiami) e dei "cries" (grida); i primi costituiscono semplici sistemi di comunicazione di svariati messaggi per chiamare i lavoranti fuori dalle piantagioni, per segnalare l'ora del lavoro o per attirare una ragazza, i secondi sono invece pure manifestazioni sentimentali o vocalizzazioni provate.
Già in queste esecuzioni, prive di un tema o di una struttura definita, si anticipa quella che sarà la libera e personale esposizione del brano nel blues e nel jazz. Dal duro e faticoso lavoro degli schiavi nascono i "work songs", cioè i canti di lavoro; composti da taglialegna, contadini, pescatori, operai dei cantieri ferroviari, manovali e altri neri soggiogati, contengono temi che vanno dalla critica sociale, alla cronaca, al pettegolezzo e sono eseguiti da un cantante che si rivolge al gruppo per raccontare la sua storia.

Tra i "work songs" spicca per complessità e notorietà il genere della "ballad" (ballata), che rielabora talvolta le ballate dei coloni inglesi, scozzesi e irlandesi.
Nelle ballate come nei canti popolari afro-americani in genere si depreca lo sfruttamento dei deboli, tra i quali in particolari la donna, e si proclama il richiamo della libertà perduta facendo uso frequente della simbologia del treno che trasporta i viaggiatori liberi. Alla vista della locomotiva sbuffante lo schiavo sofferente o il poveraccio angariato sperano di poter un giorno vivere liberi.
Questo indomabile anelito presente nel cuore dei neri in cattività spinge molti padroni bianchi, dalla fine del XVIII sec., a cominciare l'opera di conversione al cristianesimo degli schiavi, ancora in gran parte legati alla religiosità di origine africana. La religione viene utilizzata come un valido mezzo di controllo sociale affinché gli schiavi, convertiti dai predicatori protestanti ai sentimenti della carità cristiana, si sottomettano più docilmente al volere dei padroni. Il contatto con la liturgia cristiana porta ad un ibrido tra riti africani, musicalità africana e religione dei bianchi di origine europea. Nascono così i "negro-spirituals" etichetta con cui si distinguono i canti religiosi afro-americani dagli spirituals bianchi; tale definizione si afferma a partire dai primi anni del XIX secolo.
Diffusi nei territori americani di lingua inglese e religione protestante, gli spirituals esternano a confronto con le ballate, un maggior dinamismo sia nel fervore mistico del canto, sia nel tono marziale spesso accentuato col battito delle mani e dei piedi. L'esecuzione è affidata a gruppi corali molto numerosi, raccolti talora in vere e proprie folle come nel caso delle riunioni del "Grande Risveglio", movimento di rinnovamento religioso sorto nell'America settentrionale nel secolo XIX.
Contrariamente alle intenzioni degli schiavisti bianchi, i "negro-spirituals" da semplici inni religiosi si trasformano in una esaltazione della liberazione del popolo nero come coerente alla divina rivelazione. La schiavitù contraddice Dio e nega la sua volontà; Dio certamente concederà, se non la fuga liberatoria verso il Canada, come fu per molti, senz'altro l'accoglienza nel suo Regno in riparazione dei torti subiti. La Bibbia è la fonte prima degli spirituals e contribuisce fortemente al processo di identificazione con gli Ebrei schiavi dei Faraoni in Egitto. La dimensione di popolo nello spiritual è rappresentata dalla sua stessa natura di canto di gruppo, a differenza del blues o dell'esecuzione jazzistica che concedono più spazio al cantante o all'esecutore; il gruppo rievoca la tribù e l'assemblea dei credenti, mentre il predicatore che predica cantando e alternandosi col coro, ricorda l'anziano, il pastore, la guida religiosa.
L'aspetto collettivo del canto raggiunge l'apice nel genere "Gospel", confinato fino agli anni '50 di questo secolo nelle chiese dei neri d'America e diffuso grazie alle voci di grandi interpreti come Mahalia Jackson, Sallie Martin e Roberta Martin. Il suo iniziatore, Thomas A. Dorsey, musicista di Blues a Chicago intorno al 1920 recupera le forme tradizionali degli spirituals, in particolare dei "Jubilee" ovvero le marce come When the Saints e le fonde con le strutture musicali e ritmiche del Jazz e del Blues dando così vita ad un ibrido originale e complesso, ma dalla sonorità ben riconoscibile che costituirà il motivo del vasto successo di questo genere.


IL GOSPEL:
Con Dorsey inizia un vero e proprio lancio dei "canti del Vangelo" (Gospel) in tutto il mondo, imprimendo una notevole spinta alla diffusione della musica afro-americana la cui intensità, profondità e stravolgente religiosità porta i fedeli neri a divenire i protagonisti, in modi per noi impensabili, delle liturgie e delle lodi del Signore. Al riguardo infatti (Dorothy Love in un gospel sugli "Holy Rollers", i "Santi rotolanti" cioè i fedeli che trasportati dal canto e dalla preghiera raggiungono l'estasi religiosa ballando e dimenandosi, canta


4 commenti:

  1. bellissimo solo un po x la scrittura....

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  2. grazie 1000 x la vostra disponibilità è molto interessante ma mostrandolo al prof era piena di errori...GRAZIEE ANCORa

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  3. GRAZIE DI CUORE PER QUESTE NOTIZIE

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